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Fallita la sua sostituzione nel Sei Nazioni l’Italia è pronta a stupire

Fallita la sua sostituzione nel Sei Nazioni l’Italia è pronta a stupire

1 luglio 2024
Con un verdetto univoco, il Six Nations Rugby Ltd ente gestore dell'omonimo torneo, ha messo la parola fine su un'eventuale esclusione dell'Italia più volte citata. La decisione è arrivata anche a seguito della forte opposizione della federazione azzurra. In un primo tempo infatti, si voleva la sua sostituzione con il famoso Dream Team del Sudafrica campione del mondo in carica e ricco di giocatori di gran talento. La rinuncia inoltre è arrivata grazie all'ultimo e stupendo Sei Nazioni in cui la squadra azzurra è riuscita ad evitare il Cucchiaio di Legno lasciandolo al roster del Galles.

Dopo le ultime apparizioni nel Sei Nazioni gli azzurri sognano in grande

L'Italia è arrivata al suo 25esimo Sei Nazioni sulla scia di una Coppa del Mondo disastrosa e con un nuovo allenatore che ha avuto poco tempo per preparare la squadra al meglio. Nonostante ciò, il team azzurro ha giocato il miglior torneo di sempre e lasciando la sensazione che in un futuro prossimo, magari già dall’edizione 2025 della competizione, ci siano risultati ancora migliori. Terminare la competizione con un'imbattibilità di tre partite, registrare due vittorie e un pareggio, raccogliere 11 punti, essere all'ottavo posto nella classifica mondiale sono tutte statistiche che indicano un’Italia rugbistica tra le migliori in assoluto e degna quindi di essere presente nel prestigioso torneo con altre cinque squadre nazionali. Il merito del successo ottenuto dalla compagine italiana nell’ultimo Sei Nazioni va attribuito senza nessun’ombra di dubbio al coach argentino Gonzalo Quesada che ha sostituito Kieran Crowley dopo la Coppa del Mondo, forte della sua esperienza in panchina e di ex giocatore con la palla ovale. Tuttavia, il CT non ha smantellato il team, poiché in alcune occasioni era rimasto impressionato dalle ottime performance dei giocatori.
 

La competenza tecnica e tattica di Gonzalo Quesada 

Il CT Quesada è stato molto intelligente nel capire che nel team dell’Italia c'erano già cose che andavano bene, e soltanto piccoli ritocchi in termini tattici dovevano essere eseguiti. A conferma di ciò, basta leggere una recente dichiarazione fornita all’agenzia Reuters dal mediano d'apertura Paolo Garbisi. Il giocatore nello specifico ha fatto sapere che la squadra si è riunita per la prima volta soltanto due settimane prima dell'inizio del Sei Nazioni 2024, il che per un nuovo allenatore è pochissimo tempo. Per tale motivo, hanno accelerato la preparazione fisica e nel contempo si sono impegnati al massimo per apprendere le nuove direttive del CT. Le dichiarazioni di Garbisi hanno avuto riscontro nel torneo stesso; infatti, l'Italia ha iniziato subito a giocare in modo competitivo contro l'Inghilterra, anche se dopo essere stata in vantaggio per 17 a 8, ha subito una sconfitta onorevole per 27 a 24. Nel match successivo, è arrivata poi l'Irlanda, detentrice del Grande Slam e numero due al mondo. In questo frangente la nazionale azzurra ha sicuramente disputato la peggiore partita del torneo come si evince dal 36 a 0 inflitto dalla compagine del quadrifoglio a Dublino. L’Italia non ha mai vinto una partita del Sei Nazioni in Francia, ma l’anno scorso ci è andata vicinissima; infatti, avrebbero potuto ottenere un risultato storico, invece del pareggio per 13 a 13, quest’ultimo con tanti rimpianti visto che proprio il suddetto Garbisi nel finale ha colpito il palo su un calcio piazzato. L’eccellente prestazione contro i transalpini ha fornito agli azzurri l’input necessario per vincere l’emozionante match di Roma con la Scozia e l’ultimo del torneo 2024 a Cardiff in Galles.
 

La posizione dell’Italia a riguardo del Sei Nazioni

Nel regno del rugby, il mantenimento dei valori fondamentali è importante per la sua crescita. Tuttavia, le recenti discussioni sulla potenziale inclusione degli Springboks nel Sei Nazioni hanno suscitato intensi dibattiti, in particolare all'interno dei circoli di rugby italiani. La forte opposizione della federazione nazionale, a qualsiasi modifica nel format del torneo è arrivata rapidamente, dopo che sono emerse notizie che suggerivano la sostituzione con gli Springboks sudafricani. L’opposizione italiana è stata veemente; infatti, gli organi competenti hanno affermato che una simile mossa sarebbe risultata dannosa e addirittura fatale per lo sviluppo dello sport nel paese. Fonti vicine alla squadra italiana hanno tra l’altro manifestato l'intenzione di esercitare potere di veto su eventuali modifiche al Sei Nazioni. Il sentimento espresso è dunque molto chiaro, e cioè che l'Italia non prenderebbe mai in considerazione l'idea di lasciare volontariamente il campionato.

Il futuro dell'Italia nel Sei Nazioni 2024

Gli appassionati di rugby spesso sottolineano i valori, la storia e l'eredità che lo riguardano. Questi elementi costituiscono la spina dorsale di tornei prestigiosi come il Sei Nazioni. Tuttavia, man mano che il panorama evolve, sorgono discussioni sull'espansione e sull'inclusione, sollevando interrogativi sul futuro della competizione. In tal senso Ben Morel, amministratore delegato della Six Nations Ltd, si è mosso con cautela cercando di far prevalere la tradizione a cospetto del progresso e della sempre più costante attenzione delle piattaforme televisive e in streaming sparse in ogni angolo del globo.
 

Il Rinascimento del rugby in Italia dopo il Sei Nazioni 2024 

Il cammino dell'Italia nel Sei Nazioni fin dalla sua ammissione nel 2000 è stato segnato da alti e bassi. Alessandro Bortolami, sostenitore del rugby italiano, rimane ottimista riguardo al futuro. In particolare, in una recente intervista ha citato le recenti vittorie, come ad esempio quella dell’Under 20 sull'Inghilterra e il successo di Treviso nella Rainbow Cup. Tra discussioni sull’espansione e potenziali nuovi entranti come il Sudafrica, c’è dunque una forte necessità di continuità nel Sei Nazioni, ma comunque sempre nel rispetto della tradizione. L’Italia ormai ne è parte integrante e lo sarà negli anni a venire nonostante il rugby a livello globale stia subendo costanti trasformazioni.